Monti (Lega): “Serve intervento straordinario del Governo. In Lombardia valutiamo integrazioni allo stipendio”. Via libera all’unanimità alla mozione bipartisan in Consiglio regionale della Lombardia con cui si chiede alla Giunta di intervenire presso la Conferenza Stato-Regioni al fine di disegnare un reale piano di assunzioni e adeguare gli stipendi del personale infermieristico e delle professioni sanitarie a quelli europei. Inoltre, il documento chiede l’attivazione della Giunta regionale presso il Governo affinché sia valutato il superamento del vincolo di esclusività per la professione infermieristica, in un percorso di valorizzazione complessiva della figura infermieristica con particolare attenzione alla medicina territoriale e alla didattica universitaria, al fine di sviluppare opportunità di crescita professionale e di carriera, in funzione di un accresciuto ruolo dell’infermiere specializzato.
“In Lombardia mancano 9.500 figure professionali di cui 3.500 nelle RSA, 4.500 nelle strutture sanitarie e 1.500 infermieri di famiglia e questo deficit è oramai cronico sia per il numero insufficiente annuale di posti disponibili nei corsi universitari, sia perché questa professione è poco attrattiva per i giovani. Il Governo ora non può ignorare la nostra richiesta”.
Così Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali, in merito alla mozione urgente approvata al Pirellone.
“Secondo un’analisi della Fondazione Gimbe – continuano -, almeno il 50% dei tagli è stato scaricato sul personale dipendente e, in particolar modo, si è compiuta una riduzione radicale dei medici e infermieri (-42.800 dipendenti a tempo indeterminato). La situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà di un sistema già in crisi. Con la quarta ondata Covid, ancora una volta, gli operatori sanitari sono stati travolti: infermieri in corsia da ormai due anni incessantemente, con scarsi presidi, ferie sospese, spostamenti improvvisi di reparti, sovraccarico di lavoro”.
“In Italia – ricorda – un infermiere guadagna mediamente 27.382 euro l’anno, contro i 32.092 della Francia, i 34.212 della Spagna, gli oltre 45mila della Germania, i 48.167 dell’Irlanda e i 91.290 mila del Lussemburgo. Gli ultimi dati Ocse (relativi al 2019) evidenziano una forte disomogeneità tra gli stipendi di infermieri in Europa (ma anche oltreoceano) e vedono l’Italia agli ultimi posti della classifica. Dopo di noi ci sono solo Grecia (19.067 euro) ed Estonia (16.653 euro)”.
“Chiediamo che vi sia un’attivazione istituzionale risolutiva per stabilizzare il personale precario, aumentare gli stipendi degli operatori e per valorizzare la figura dell’infermiere”.
“Come presidente della Commissione Sanità mi sono preso l’impegno di affrontare il problema al fine di definire un percorso che individui forme di incentivazione economica regionale per il personale infermieristico e delle professioni sanitarie per una reale e meritoria valorizzazione salariale e professionale” conclude.